Piano scuola 4000 la posizione dell’Unicobas

Piano scuola 4.0 la posizione dell'UNICOBASPiano scuola 4.0 la posizione dell'UNICOBASPiano scuola 4.0 la posizione dell'UNICOBAS

Piano scuola 4.0 la posizione dell’Unicobas

Il sindacato Unicobas Scuola & Università si è occupato ampiamente del PNRR e della sua“articolazione” indirizzata al mondo dell’istruzione, vale a dire il Piano Scuola 4.0.
Ne abbiamo discusso nelle nostre assemblee nazionali, nelle assemblee delle RSU Unicobas, e nei nostri istituti a ridosso delle occasioni di delibera collegiale. In ognuno di questi momenti di confronto, la nostra posizione è emersa con chiarezza.

Il Piano Scuola 4.0 risponde a logiche ben lontane da qualsiasi pieno intento educativo.

Anzi, il principio (quasi) dichiarato è la formazione tecnica, tecnologica e ideologica delle nuove leve da inserire nel mercato del lavoro, attraverso il raggiungimento di competenze meramente esecutive. Siamo quindi lontani dalla scuola intesa come luogo di formazione dello spirito critico e della responsabilità del cittadino di fronte alla comunità di cui fa parte. Secondo questa logica, il sistema andrebbe accettato e gestito, mai messo in discussione.

Il PNRR esprime un’idea di istruzione di stampo fortemente neoliberista, con una concezione di scuola come luogo di formazione unicamente tecnico-pratica

Si dà – è bene ribadirlo – per definitivamente accettata e intoccabile l’idea di una società basata sul mercato e sullo sfruttamento: la scuola avrà il solo compito di preparare i nuovi attori di questo impianto socioeconomico. Di certo, non avrà quello di formare individui che mettano in discussionequell’impianto alla radice.

Piano scuola: non c’è solo l’impianto ideologico a motivare la posizione dell’Unicobas. Oltre a questo (e a partire da questo) molti sono i punti critici che abbiamo rilevato nei nostri momenti di confronto:

  • manca completamente un progetto pedagogico. Il PNRR muove da un’idea quantitativa e non qualitativa dell’offerta. Come ben rivela il fatto che il 60% dei fondi erogati andrebbero spesi in strumenti digitali (che saranno obsoleti nell’arco di un triennio) e solo il 20% va speso in arredi per gli ambienti di apprendimento. Chi è nei gruppi di lavoro conosce la fatica che sta facendo per far quadrare i conti, e come quanto si profila sarà ben diverso dai progetti presentati a giugno. La scuola è ridotta a un mercato per il commercio informatico;
  • il Piano Scuola 4.0 non risponde alle reali esigenze della scuola italiana. Mancano investimenti sull’edilizia strutturale. (solo il 10% dei fondi va a piccoli lavori di adeguamento dei soli ambienti individuati come innovativi). Mancano investimenti per la riduzione degli alunni per classe (che dovrebbe essere il punto di partenza di qualsiasi discussione sugli ambienti di apprendimento). Tutto questo in un paese in cui una percentuale tra il 60% e l’80% degli edifici scolastici è fuori norma;
  • il PNRR non interviene sul grande problema del riconoscimento economico di docenti e personale ATA. Gli stipendi dei lavoratori della scuola italiana sono e restano tra i peggiori d’Europa. A fronte di un sempre crescente carico burocratico e dello stress da lavoro correlato.

Questi sono solo alcuni dei punti critici che abbiamo individuato nel Piano Scuola 4.0.

Piano scuola 4.0 come deve porsi il sindacato di fronte alla necessità di prendere decisioni in merito?

L’Unicobas Scuola & Università si fa portatore di una posizione concreta e pragmatica. Che prende atto del fatto che il PNRR esiste e va gestito, e non far finta che non ci sia.
Pur con tutti i loro limiti e con un impianto ideologico non condivisibile dal sindacalismo di base, il PNRR e il Piano Scuola 4.0 sono dei campi su cui intervenire senza assumere posizioni di retroguardia, che avrebbero come unico effetto l’autocontemplazione narcisistica, ma nessuna conseguenza pratica.

Non crediamo che abbia senso prendere decisioni improntate alla chiusura totale e alla negazione:

queste porterebbero a chiamarsi fuori dai processi di indirizzo, e a privarsi della possibilità, quindi, di orientare le scelte pedagogiche dei vari istituti. Inoltre, un sindacato che desse indicazioni volte al rifiuto aprioristico si condannerebbe a non incidere sui processi di orientamento progettuale, relegandosi a un ruolo minoritario e perdendo progressivamente visibilità. Un sindacato di base non può permetterselo.

Se riteniamo che il PNRR così non vada, allora si operi in senso concreto, nelle scuole, nei gruppi di lavoro, nell’attività quotidiana, per sfruttare tutti gli spazi e gli strumenti possibili, allo scopo di realizzare una didattica che si discosti dall’impianto ideologico originario del piano stesso.

Se c’è una lotta da intraprendere, allora bisogna mettersi dentro il campo in cui si trova l’oggetto della lotta stessa. Chiamarsi fuori non cambia le carte in tavola. Come dice David Graber, si tratta di “creare le istituzioni della nuova società dentro al guscio della vecchia”, ma per fare ciò è necessario trasformare le proprie posizioni in attività concreta, dentro i luoghi di lavoro e dentro gli ambiti in cui bisogna deliberare, e lavorare – se necessario – anche su campi che non abbiamo scelto.

Per questo, le RSU dell’Unicobas, nei momenti di confronto, evidenziano, descrivono e denunciano i punti critici del Piano Scuola 4.0,

ma al contempo stabiliscono di indirizzare le linee progettuali prima e le prassi educative poi, all’idea di scuola che abbiamo in mente. Ha più senso non avere un’aula “innovativa” o usare quell’ambiente per fare una didattica in cui il sapere, la discussione, il pensiero critico trovino tutto lo spazio possibile?

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