Scuola italiana: mutamenti sociali, culturali e riforme

Scuola italiana mutamenti sociali, culturali e riformeScuola italiana mutamenti sociali, culturali e riformeScuola italiana mutamenti sociali, culturali e riforme

Scuola italiana: mutamenti sociali, culturali e riforme

La scuola, nel corso degli anni, ha cambiato notevolmente il suo modo di essere.  L’avvento  della tecnologia, i mutamenti sociali e culturali e le diverse riforme che si sono susseguite nel tempo hanno ridefinito l’essenza di quello che era la nostra istruzione.

Scuola italiana: riforme

Alcune riforme hanno portato cambiamenti radicali per insegnanti e studenti: hanno modificato orari, esami, monte ore delle discipline , programmi e programmazioni. Altre, invece, hanno cambiato soltanto il nome prendendo quello del Ministro di turno che, spesso, ha reintrodotto programmi ministeriali già esistenti e cambiato lessico a quanto detto dai precursori.

Nell’arco di settanta anni si sono succedute ben 72 riforme. Si è passati dal sistema scolastico elitario e classista di Gentile a una scuola aperta a tutti , con cambiamenti in diversi campi:dall’orario antimeridiano al tempo prolungato, dall’insegnante unico all’introduzione di una pluralità di docenti per la stessa classe, dagli esami di riparazione alla loro eliminazione (ancora presenti alle superiori). E poi ancora dalla lavagna tradizionale alla LIM, dalla calcolatrice al tablet, dall’enciclopedia a Internet, dal registro cartaceo a quello elettronico.

Scuola italiana: il POF

Nel 1999 il ministro Luigi Berlinguer introduce il P.O.F. strumento di progettazione che permette di adattare l’offerta formativa alle specifiche esigenze degli studenti e che rende pubblici gli obiettivi, i metodi e i risultati della scuola. La sua elaborazione, però, richiede molto tempo, spesso rimane a livello teorico e poco collegato alla pratica didattica, inoltre omologa le scuole limitandone autonomia e creatività.

La strumentazione tecnologica

Con la riforma Moratti l’inglese e il computer fanno il loro ingresso a scuola. L’utilizzo del computer fu accolto come qualcosa di innovativo e utile. Certo non si può negare la sua importanza per raccogliere informazioni, creare documenti, velocizzare la ricerca, facilitare la comunicazione…, però non si è tenuto conto di quale uso ne avrebbero fatto i giovani, come non si è tenuto conto degli effetti negativi sulla salute fisica, mentale e dei problemi agli occhi.

Nel campo della didattica ha avuto più svantaggi che vantaggi. Per esempio, se si velocizza la ricerca di un argomento, si elimina la comparazione fra testi diversi. Se si scrivono testi grammaticalmente esenti da errori perché interviene il correttore automatico (utile invece per gli alunni con disabilità), si impedisce l’auto-correzione e quindi la certezza di non sbagliare più.

E ancora

Con il computer regole grammaticali, punteggiatura, comparazione di testi e sintesi non sono più bagaglio culturale dei giovani. Altra nota negativa del computer è che il suo utilizzo sta facendo scomparire la scrittura e la lettura in corsivo. Come si sa con l’impiego dei dispositivi digitali si scrive meno a penna e sempre più con tasti a carattere stampatello. Per questo motivo “… i giovani arrivano alle scuole superiori che sia nella scrittura sia nella lettura faticano a usare il corsivo” (Università Sapienza di Roma).

Il corsivo

Quando si scrive in corsivo il bambino comprende bene il concetto di spazio. Abilità questa che ne comporta altre: attenzione, controllo, memoria e precisione; inoltre, esprimersi a mano libera sviluppa la capacità di cancellare e correggere i propri errori quando si scrive. Sembra assodato che i giovani con maggiore abilità nello scrivere in corsivo hanno una migliore capacità di decontestualizzare e di problem solving. Sicuramente non si deve demonizzare l’uso delle tecnologie: la via preferibile è usarla con moderazione per migliorare e velocizzare la formazione scolastica e non certo per cercare scorciatoie.

Le deleterie prove INVALSI

Con la riforma Gelmini vengono introdotte le prove INVALSI per misurare gli esiti di apprendimento in italiano, matematica e inglese. Queste prove sono state molto criticate in quanto “premiano chi è dotato di memoria e non chi ha spirito critico e, siccome la scuola dovrebbe sviluppare lo spirito critico, sarebbe meglio eliminarle” ( Luciano Canfora).

Tra la scuola di “ieri” e quella di “oggi”

Se si volesse fare un paragone tra la scuola di ieri e quella di oggi si può certo affermare che ai giorni nostri la scuola offre maggiore opportunità e una formazione più personalizzata. Si è passati da un insegnamento basato sulla memoria a un approccio più attivo e collaborativo. La scuola del passato era più selettiva e più rigida, ma incentrata sul rispetto di regole, persone e cose. Oggi non esiste più ordine, rispetto e puntualità. Gli studenti prendono il sopravvento su alcuni professori e, purtroppo, molto spesso affiancati dai genitori. Questi ultimi si sentono liberi di dire all’insegnante come e cosa devono insegnare e, paradosso nel paradosso, quale voto assegnare ai propri figli. Comunque, concludendo, si può affermare che non tutto il passato è da accantonare e non tutto il presente da accettare.

Maria Coltiletti (insegnante e pedagogista)

Leggi l’articolo: Chiusura scuole o sospensione delle lezioni in caso di allerta meteo

SEGUICI SUI CANALI SOCIAL

ISCRIVITI AL SINDACATO