La gentilezza assertiva: sarà possibile?

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La Gentilezza assertiva: sarà possibile?

La gentilezza è spesso considerata una qualità sottovalutata. Tuttavia possiede un profondo significato psicologico, che va ben oltre le semplici buone maniere. Essere gentili significa agire con empatia, rispetto e comprensione verso gli altri, un approccio che non implica debolezza o sottomissione, ma che anzi richiede una notevole forza interiore.

In questo articolo, esploreremo cosa significa essere gentili e come la gentilezza possa convivere con l’assertività, formando un’accoppiata vincente sia per il raggiungimento dei propri obiettivi personali, sia per generare un impatto positivo sulle persone e sui contesti in cui viviamo e lavoriamo. Scopriremo insieme come questi due aspetti, apparentemente contrastanti, possano integrarsi per arricchire le relazioni interpersonali, creare ambienti di lavoro più collaborativi e generare valore nelle comunità scolastiche.

La gentilezza

La gentilezza ha un impatto tangibile sul benessere psicologico. Studi scientifici hanno dimostrato che essere gentili riduce i livelli di stress, migliora l’umore e aumenta il senso di appartenenza e soddisfazione personale. La gentilezza è contagiosa: un singolo atto gentile può innescare una catena di positività che si diffonde tra le persone, contribuendo a creare un clima di maggiore coesione e armonia.

L’assertività

Tuttavia, la gentilezza da sola non è sufficiente per affrontare situazioni complesse o per difendere i propri interessi. Qui entra in gioco l’assertività. Essere assertivi significa saper esprimere i propri bisogni, desideri e opinioni in modo chiaro e rispettoso, senza ricorrere all’aggressività e senza sacrificare i diritti degli altri. L’assertività, infatti, non è sinonimo di prevaricazione: è la capacità di trovare un equilibrio tra il rispetto di sé stessi e quello degli altri.

La gentilezza assertiva: come approcciare le situazioni complesse

Un approccio gentile ma assertivo può essere uno strumento potente per ottenere risultati concreti. Stimola la fiducia reciproca, riduce i conflitti e favorisce una comunicazione autentica. Ad esempio, in un ambiente di lavoro, un responsabile gentile e assertivo è in grado di motivare il proprio team senza imporre la propria autorità con la forza, ma piuttosto attraverso l’ascolto attivo, la trasparenza e la comprensione delle esigenze di ciascuno. Questo tipo di leadership promuove un clima lavorativo in cui tutti si sentono valorizzati e parte integrante del successo collettivo, grazie ad una partecipazione collaborativa al processo di gestione del team e dei compiti, in cui tutti si sentono valorizzati.

Anche nelle comunità scolastiche, la gentilezza e l’assertività possono fare la differenza. Un insegnante che è al contempo gentile e assertivo può instaurare un rapporto di fiducia con gli studenti, creando un ambiente inclusivo e stimolante. Questo tipo di approccio incoraggia gli studenti a esprimere le proprie opinioni e a partecipare attivamente, senza paura di essere giudicati. La fiducia generata da un approccio assertivo ma gentile consente agli studenti di sviluppare la propria autostima e di affrontare con maggiore sicurezza le sfide scolastiche e personali. Marshall Rosenberg, fondatore della Comunicazione Non Violenta (CNV), ha esplorato il tema dell’assertività e della gentilezza come strumenti per una comunicazione empatica e autentica. Consiglio la lettura del suo libro “Le parole sono finestre (oppure muri)”. Questa è un’ottima risorsa per comprendere come esprimere bisogni e sentimenti senza prevaricare, costituisce una base di partenza potente e gentile alla crescita umana e relazionale per tutti noi.

Alcune riflessioni per i docenti

La paura è una componete potente della mente e del sistema emotivo, che potrebbe frenare il coraggio necessario ad impostare relazioni di questo tipo. Molti confondo la paura con il rispetto, mescolando questi aspetti nel concetto di autorità. Di fatto, il rischio è quello di adottare uno stile di leadership autoritario. I frutti portati da questa modalità sono il rifiuto e la distanza, se non addirittura il senso di ribellione tanto caro all’adolescente. Altri potrebbero vivere la paura di essere ignorati, fraintesi o rifiutati, limitandosi ad esercitare il lavoro di “docente della materia”, abdicando il ruolo di punto di riferimento educativo ed emotivo. Questo stile che evita la relazione e il coinvolgimento della sfera emotiva, tutela la “professionalità” ma indebolisce il ruolo dell’Insegnante. Alcune domande mirate possono aiutarci nel generare una riflessione di valore che ci permetta di ri-orientare questi atteggiamenti nei confronti dei ragazzi:

  • Se non per autorità, perché i ragazzi dovrebbero ascoltarci e partecipare alla vita della classe?
  • La moneta della loro attenzione cosa desidera comprare veramente?
  • Quali stili di relazione desidero costruire insieme a loro?
  • Cosa voglio lasciargli di me e della mia materia?
  • Come posso accendere in loro una passione e la curiosità per quello che desidero trasmettergli?
  • Chi e cosa voglio essere per loro?

Conclusioni

In definitiva, gentilezza e assertività non sono in competizione. Insieme, esse rappresentano una forza sinergica che promuove lo sviluppo personale, il successo professionale e il benessere collettivo. Un comportamento gentile e assertivo può contribuire a trasformare la vita quotidiana delle organizzazioni, migliorare il clima scolastico e costruire una società in cui ciascun individuo può esprimere il proprio potenziale senza paura di essere giudicato o ignorato.

La sfida è quella di coltivare entrambe queste qualità, sviluppando la capacità di essere al contempo empatici e decisi, rispettosi e determinati. Solo così possiamo creare relazioni significative, ambienti di lavoro più collaborativi e comunità scolastiche più inclusive e stimolanti. La gentilezza e l’assertività, quando integrate, costituiscono un modello potente di interazione umana che non solo favorisce il benessere individuale, ma contribuisce anche al progresso collettivo e alla formazione di ragazzi emotivamente preparati ad affrontare le sfide del lavoro e della vita.

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