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Esame di maturità: dall’osservazione all’analisi, di Miriam Teodori

Esame di maturità dall'osservazione all'analisi di Miriam Teodori

Esame di maturità dall'osservazione all'analisi di Miriam Teodori

Esame di maturità: dall’osservazione all’analisi di Miriam Teodori. Abbiamo ormai constatato che, nel liceo scientifico, il compito di matematica ha creato molti problemi. Quali le cause? Proviamo a fare un elenco. La prima che ci viene in mente, la più facile, è “i ragazzi non studiano”. Può darsi che sia vero, anzi certamente sarà così.

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Esame di maturità:

Ma perché? Cosa è cambiato? Di sicuro, l’isolamento dovuto al COVID ha segnato queste generazioni, esasperando il già diffusissimo utilizzo dello smartphone e quindi contribuendo alla riduzione della capacità di concentrazione ed attenzione, come dimostrato da molti studi effettuati. Quest’analisi, però, non può limitarsi agli studenti. Non sarebbe onesto.

Nella scuola cosa è successo in questi ultimi dieci o quindici anni? O forse sono venticinque anni?

Perché ciò che emerge oggi è il risultato di un lungo lavoro ai fianchi, iniziato con la legge sull’autonomia scolastica del 1997 e l’introduzione del linguaggio aziendalistico in quella che, secondo la nostra Costituzione, è un’Istituzione culturale. Lo studente diventa utente, l’istruzione diventa servizio. Aperta ormai la porta, arriva la valanga di corpi estranei, qui elencati in ordine sparso:

• La ASL, alternanza scuola lavoro, poi abolita (sic!) e diventata PCTO, percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

• La didattica per competenze che punta al risultato e non al percorso, addestra ma non educa al pensiero critico.

– Le soft skills (comunicazione efficace, problem solving, lavoro di squadra, leadership, flessibilità, adeguata gestione del tempo e dello stress), capacità ad ampio spettro sempre più richieste dalle aziende.

• Il PDM, piano di miglioramento.

• Il RAV, rapporto di autovalutazione.

– Il POF poi diventato PTOF, piano triennale dell’offerta formativa.

• I crediti formativi, che da un lato accentuano le ineguaglianze tra chi può e chi non può (vela, basket, certificazioni linguistiche sono per chi ha possibilità economiche) e dall’altro mercificano il sapere, dando un valore quantificabile alla conoscenza (frequento quel corso non perché mi arricchisce culturalmente ma perché mi dà i crediti).

– La tecnologia vista come la panacea (basti guardare la finalità dei fondi PNRR). 

• le progressive e sempre meno velate interferenze del mondo economico ed aziendale, che preme per trasformare l’istruzione in addestramento. A questo proposito, il preside Giannelli, in un’intervista a Timeline su Sky Tg24, dichiara espressamente che l’esame di maturità non ha valore pratico, riferendosi al mondo del lavoro. Valore pratico. Val. spendibile. Valore economico.

Esame di maturità:

Ma l’educare (ex-ducere) e l’insegnare (in-signare) non devono avere valore pratico, spendibile, economico. Educare ed insegnare sono il fondamento della scuola, Istituzione della nostra Repubblica. I ragazzi frequentano la scuola perché i loro insegnanti possano imprimere loro un segno, la conoscenza che apre la mente, e al contempo possano aiutarli e stimolarli ad esprimere ciascuno il proprio potenziale, sviluppando il pensiero critico, la capacità di leggere la realtà e di affrontare nuove sfide costruendo sulle conoscenze acquisite, perché non si può imparare se non si impara ad imparare.

Se si continua a togliere spazio e tempo all’insegnamento, chiedendo alla scuola di assolvere a compiti sempre più estranei alla sua funzione primaria, non si può pretendere che gli studenti acquisiscano le conoscenze richieste dall’esame di maturità. È un circolo vizioso che può essere spezzato solo con un’onesta presa di coscienza ed una coraggiosa marcia indietro, per quanto possibile.

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