GAE esaurita, di Maria Antonietta La Greca

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GAE esaurita, di Maria Antonietta La Greca.

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GAE esaurimento, si! Proprio così. Essere in GAE ormai è un vero e proprio esaurimento, fisico ma soprattutto emotivo. Una vita in precariato, senza sapere dove, come e quando lavoreremo. Con chi avremmo a che fare? Magari con qualche referente di plesso con ” l’ amplesso” della sindrome di onnipotenza e/o  magari con il DS che non conosce la differenza normativa tra lavoratori in ruolo e precari. Magari siamo fortunati che il contratto sia staccato solo per il ponte dell’ Immacolata, di tutti i Santi, Natale, Pasqua, (perdendo così i giorni di retribuzione).

GAE esaurita:

Se siamo sfigati lasciamo classi solo dopo una settimana, un mese, tre mesi…. così per tutto l’anno, sperando comunque di arrivare a 180 giorni o anche solo a 12 punti. Nel frattempo vediamo… Vincitori di concorsi, GPS, che lavorano, e noi? A casa! Anche solo perché, siamo stati, maledettamente sfortunati, di essere nel posto “Giusto” nel momento “Sbagliato”. 

La soddisfazione di sentirti dire: Brava! Sei in Gamba, ci sai proprio fare…. Non ha prezzo.

Non ha prezzo neppure non sapere per quanti mesi dobbiamo anticipare di carburante… meccanico…. piuttosto che affitto fuori sede, per recarsi al lavoro, prima  di vedere canalizzato anche solo un mese di stipendio. Magari un giorno, fra un anno, fra una vita saremo stabilizzati. Intanto speriamo che le tasse, le bollette, gli studi dei figli, la spesa, abbiamo modo di essere evasi, senza avere l’esigenza di recarsi in centri di sostegno. 

La politica non vuole che le persone siano stabilizzate, altrimenti come si vive di sussidi?

I sussidi servono, servono per far credere che se siamo in difficoltà siamo aiutati e se ci aiutano  restiamo in debito di favore e come faccio a restituire il favore? Semplice! Con il voto. Nei momenti di stanchezza e sconforto mi dico “Beato chi non lavora! Non ha reddito, ha i bonus, ha i sussidi non paga tasse. Se non paga che gli tolgono? “. No, No, No, io invece come tanti altri a girarci i pollici non ce la facciamo, non ci va. Quindi …. Speriamo un giorno, un anno, una vita. 

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